Pisa, 7.02.2025
Cari amici,
è con rammarico che vorrei aggiornarvi sulla tragedia che ancora una volta sta vivendo la popolazione dell’Est del Congo.
Visto il precipitare della situazione in Nord e Sud Kivu ho dovuto prendere rapidamente la decisione di partire.
All’inizio non volevo credere che Goma sarebbe stata presa così rapidamente, le notizie che arrivavano erano contraddittorie. Ma quando ho saputo che l’armata rwandese nota come M23 stava rapidamente avanzando verso Bukavu e che gli europei e occidentali che lavorano per le ONG avevano già lasciato il Nord e Sud Kivu, ho capito che dovevo partire. Quindi sono seguite telefonate allarmanti dall’ambasciata italiana a Kinshasa, oltre che sollecitazione a partire anche dai miei stessi collaboratori locali, per cui in un giorno ho organizzato tutto per lasciare il centro ed i bambini in buone mani.
E la mattina dopo, il 30 gennaio, prima dell’alba, dopo un saluto frettoloso ai bambini strappati dal sonno, sono montata in moto con Angelo, il nostro educatore, musicista e assistente del progetto, alla guida verso Kilungute, a oltre metà strada (ca 80 Km) tra Mwenga e Bukavu, dove avrei dovuto trovare una macchina che mi avrebbe portato a Bukavu. Il viaggio per Kilungute è stato molto faticoso per me, ma mille volte di più per il mio conducente. Non avevo mai trovato la strada in quelle condizioni, mi chiedo ancora come Angelo abbia potuto avanzare in certi tratti dove c’erano fiumi di fango: ha dovuto a volte farsi spingere a mano da me e altri motociclisti ed io stessa, a piedi in certi punti, sono rimasta sprofondata nel fango fino alle ginocchia e non riuscivo più a uscirne. Dopo oltre 4 ore di viaggio, arrivati a Kilungute, ho trovato posto su un taxi con altri passeggeri e per fortuna l’ultima parte del viaggio è andata più liscia; dopo ca 4 ore siamo arrivati alle porte di Bukavu. Purtroppo il ritorno è stato molto più difficile per Angelo che è rimasto bloccato nel fango per ore con la moto insieme a un centinaio di motociclisti ed è rientrato a Mwenga dai bambini solo alle 8 di sera.
A Bukavu ancora una volta sono stata accolta dai Padri Saveriani, ho potuto riposarmi per un giorno ed il giorno successivo, quando ormai tutti gli occidentali eccetto i religiosi avevano lasciato la città, ho attraversato la frontiera insieme ad altri tre volontari italiani, gli ultimi occidentali a lasciare l’Est del Paese. A Bukavu tutto era tranquillo e non ho avuto alcuna sensazione di insicurezza, ma fino all’ultimo momento ho avuto paura di trovare la frontiera chiusa. Sono poi arrivata a Kigali con il bus e la notte successiva ho preso un volo per l’Italia.
Seguo a distanza quello che accade nel Paese, ancora si ricevono notizie contrastanti e non sempre vere. La situazione in ogni caso resta instabile per cui è più prudente attendere qualche settimana prima di rientrare. I nostri bambini e le ragazze stanno bene e a Mwenga tutto è tranquillo, difficile che la guerra, anche se arriverà al capoluogo, Bukavu, possa arrivare fino là, visto le distanze e le condizioni delle strade.
Il progetto comunque avanza bene, la nostra preoccupazione adesso è come fare arrivare scorte di cibo (fagioli, farine, riso…) da Bukavu, visto che i camion sono per adesso ancora bloccati nel fango da giorni e se Bukavu sarà presa gli approvigionamenti diventeranno ancora più difficili.
Vorrei ringraziare di cuore tutti voi e tutti coloro, inclusi molti conoscenti e amici Congolesi, che in questa situazione difficile ci avete accompagnato con pensieri, parole, preghiere, gesti di solidarietà.
Continueremo a tenervi aggiornati su quanto accade. Nella speranza che si ricostituisca rapidamente un certo equilibrio nella regione, vi invio i miei più cari saluti
Ilaria
Ciao Ilaria, coraggiosissima nel portare avanti questo tuo progetto che porta speranza per il futuro di questi bimbi.
Un abbraccio